UN TESORO IN UN VASO DI CRETA
Professione perpetua di Carmelina Celso
nella Compagnia di M.SS. Assunta,
Caltanissetta – cappella delle Assuntine, 7 dicembre 2008
Stiamo celebrando la Messa per la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, anticipando la festa di domani, pur essendo oggi il giorno del Signore. Ma il Signore per sua Madre prova solo gioia, quindi sarà felicissimo nel vederci insieme a celebrare questo mistero della professione perpetua di Carmelina, nel nome e sotto il manto di Maria SS. nella sua Immacolata Concezione.
1. Mai soli
Oggi è un giorno di festa per la Chiesa ed io mi sento particolarmente commosso, come mi accade ogni volta che partecipo o celebro il rito della professione di uomini e donne, al pensiero che c’è ancora gente che, lasciandosi avvolgere dal mistero della grazia, a nome della chiesa tutta, professa il suo sì al Signore. Questa sera Carmelina diventa l’ideale di tutti noi, diventa la chiesa stessa, che in lei si consacra al suo Signore e dice un sì nella Vergine Maria Santissima Immacolata che poggia sull’Amen di Cristo al progetto del Padre. Carmelina, questa sera tu, nella tua semplicità, nella tua fragilità, rappresenti l’ideale della Chiesa tutta che ridice sì al suo Sposo e, nello stesso tempo, tu accogli, nel tuo sì, questo chinarsi con amore di Gesù, tuo Sposo, verso noi tua chiesa. In te e nel tuo sì, noi questa sera ritroviamo, ancora una volta, il senso della nostra speranza, perché il Signore ci assicura che non siamo mai soli, ma che siamo accolti, abbracciati, baciati dal suo amore di misericordia. Quindi, è un momento di festa anche per tutti noi, il momento della fede, perché tu celebri questo salto nel vuoto, certa che le braccia del Signore ti accolgono in questo mistero della tua consacrazione.
2. Consegna fiduciosa
Ma oggi celebriamo anche la nostra speranza, perché in te sentiamo il Signore essere Emmanuele, Dio con noi. E questo impegno di fede, questo anelito di speranza, poggiano solo ed esclusivamente sul nome stesso di Dio che è amore, che è carità. Celebriamo, dunque il mistero di questo darsi e dirsi di Dio a noi, attraverso il tuo darti a Lui. Dio si ridice a noi come amore, come carità accogliente e questo può essere possibile soltanto in un cuore verginale. Dobbiamo sempre più avvicinarci a questo modello, a quest’icona della chiesa che è Maria Santissima. Lei è il sogno stesso di Dio sull’umanità e sulla chiesa in modo particolare, lei è l’umanità così come Dio l’aveva sognata, così come Dio la vuole, redenta dal sangue del Figlio suo. Maria, quest’umile ragazza che, nel suo discernimento, nella sua interiore inquietudine, ad un certo punto si abbandona a quanto Dio le propone e, senza nulla vedere, si consegna affidandosi e fidandosi di Dio.
Questo è il mistero della fede, una Chiesa che volge il suo sguardo al volto del Signore, una Chiesa che si riceve dal volto del Signore e che si lascia invadere dalla grazia dell’Amore di Dio. Piena di grazia, kekaritomene, Maria diventa davvero sorgente di speranza per tutti noi. Quel suo sì, è l’ultimo suo respiro in un dialogo intenso che la vede turbata, inquieta, ma è l’inquietudine serena di chi sa di trovarsi, dinanzi ad un appello più grande delle proprie forze, dinanzi ad una chiamata che è configurazione alla santità stessa di Dio. E Maria si abbandona a questa chiamata e si proclama schiava del Signore. Doulè, ecco la doulè tou Kyrìou, la schiava del Signore, Maria si mette nella scia dei grandi servitori che hanno fatto la storia della salvezza e anticipa quello che il figlio dichiarerà di sé, perché il figlio si dichiara doùlos, schiavo del Signore, come lo stesso Paolo canta nell’Inno ai Filippesi, parlando di Gesù come l’umiliato, lo spogliato, ma anche lo schiavo del Signore.
3. La forza di un sì
Celebriamo oggi, in sintesi, tutto il mistero della salvezza e siamo trepidanti con te, perché in te troviamo quella forza che forse da soli non avremmo di dire sì ancora al Signore il tuo sì ci dà coraggio, perché in te l’antico Adamo si ritrova ancora nudo nella sua fragilità, spogliato di quella che poteva essere la compagnia con il Signore. Ma in te trova compimento anche lo spogliarsi del Figlio di Dio. Alla nudità di Adamo corrisponde la nudità di Gesù, solo che la nudità di Adamo è orgoglio, presunzione, pretesa di sostituirsi a Dio; la nudità di Gesù, invece, è soltanto uno spogliamento d’amore, un voler essere uno di noi, anzi, schiavo di ciascuno di noi solo per amore. Non è più la terra che si innalza al cielo, è il cielo che s’abbassa fino alla terra. E possiamo dire che nel tuo sì si celebrano quelle nozze fra cielo e terra, per cui il cielo e la terra si baceranno, la verità della tua povertà, offerta al Signore così come sei, germoglierà dalla terra e la giustizia, cioè la santità di Dio, si affaccerà dal cielo. E tu diventi questa sera, come Maria quel giorno, come Maria nei secoli, il congiungimento di questo bacio fra cielo e terra. In te l’antico Adamo sperimenta di essere un vaso di creta pieno di grandi fratture, ma in te si sperimenta anche come questo vaso si fa contenitore del tesoro di grazia che è Cristo Gesù. Noi vogliamo ringraziarti per questo.
4. Come il lievito
Questa sera la Chiesa tutta gioisce, il cielo canta con noi, gli angeli esultano di gioia insieme a noi che siamo qui come nella piccola casa di Betlemme, dove al canto degli angeli corrisponde l’umile offerta dei pastori, e angeli e pastori fanno coro a contorno di quel piccolo presepe, che è l’insieme di tre sì: il sì di Gesù a farsi piccolo fino ad abbreviarsi nella nostra umanità; il sì di Maria, che si svuota di ogni sogno, di ogni suo progetto, per essere grembo d’accogliente cielo per Dio; il sì di Giuseppe, che accetta di esserci e farsi custode di questo mistero, che lui stesso, con trepidazione, si trova ad adorare, ad ammirare, a celebrare. In una parabola, Gesù, quando vuole parlare della grandezza del regno dei cieli, mette insieme l’esperienza di un uomo e di una donna: un uomo che prende un seme e lo getta nella profondità della terra e, da quell’invisibile, inevidente seme nascosto dalla terra, germoglia la vita; e una donna che, in casa, nel nascondimento, mette il lievito dentro la farina e, mescolandosi alla farina, il lievito si perde e, nel perdersi, dà forma, sostanza, lievitazione a quella pasta che si fa pane buono. Ma, mentre nell’opera dell’uomo il seme si può ancora distinguere dalla terra, nell’azione della donna non si può più distinguere il lievito dalla pasta. Ecco, il tuo sì pronunciato a Dio nella Compagnia di Maria Santissima Assunta, racconta proprio la parabola di un lievito che, perdendosi, si consuma dando la vita e restando a tal punto inevidente che non si può più distinguere dal resto della pasta dell’umanità, se non per il gusto che questo pane dell’umanità acquista attraverso questo tuo sì.
E allora dico a tutte voi, carissime sorelle della Compagnia di Maria Santissima Assunta, siete poche, siete piccole, sentitevi questo lievito nascosto, non abbiate paura e non temete neanche il futuro. Questo piccolo focolare di grazia certamente viene accolto dalla Vergine Santissima come un vulcano d’amore che, dalle profondità della terra, sprigiona una continua offerta, una continua donazione di figlie sue che trasformano, senza che noi ce ne accorgiamo, questo mondo e questa umanità. Per noi, chiesa di Dio che è in Caltanissetta, siete questo piccolo focolare, come un camino, messo in un angolo, forse non a tutti visibile appena si entra nella casa della chiesa, ma del quale si sente il calore, per noi siete conforto, sostegno, leva di speranza proprio perché ci siete, al di là di quello che fate, perché quello che siete, è per noi già tanta grazia del Signore.
Quindi grazie, Carmelina, perché con il tuo sì aggiungi la tua legna, la legna che tu sei in questo focolare e, lasciandoti bruciare dall’amore del Signore, per Lui e a nostro beneficio ti vai consumando. Che il Signore sia sempre in te e con te per tutti noi.