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Nel Mistero della tomba svuotata

07-04-2007 01:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Nel Mistero della tomba svuotata

NEL MISTERO DELLA TOMBA SVUOTATA Veglia di Pasqua, Cattedrale 7 aprile 2007  1. Nell’abisso una via Figlioli e amici carissimi, questa liturgia che si

NEL MISTERO DELLA TOMBA SVUOTATA

 

Veglia di Pasqua, Cattedrale 7 aprile 2007

 

 

1. Nell’abisso una via

 

Figlioli e amici carissimi, questa liturgia che si presenta come la veglia per antonomasia di tutto l’anno liturgico; essa ha avuto inizio nel segno del fuoco e quindi della luce, dell’annuncio di gioia del mistero che questa notte noi celebriamo. Vegliando, accompagnati dalla Parola del Signore, abbiamo intonato l’alleluia pasquale sciogliendo i nostri cuori nell’inno di lode al Signore. Proseguiremo ancora in questa celebrazione con il suggestivo rito della benedizione dell’acqua e conferiremo il Battesimo al piccolo Karol e ad Adelasia, che riceverà tutti e tre i sacramenti dell’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione e la Comunione, infine conferiremo la Cresima anche ad Alessandra.

 

In questa santa veglia ci troviamo nel passaggio fra il sabato santo e la Domenica, giorno del Signore. Il sabato santo è il giorno nel quale Dio ha abitato l’inferno; solo così i morti hanno potuto ascoltare la voce di Cristo, Figlio di Dio e Redentore e in Lui vivere per sempre. In Cristo deposto nel sepolcro delle tenebre Dio ha abitato il caos, l’imperfetto e l’incompiuto della creazione e ha trasformato quella prigione in una via.

 

San Gregorio Magno scrive che Dio trasformò l’abisso in una via, il caos in un cosmos, in un mondo ordinato ed ha potuto operare questo perché, come afferma von Balthasar, non è impedito da alcun legame di peccato, ma è libero fra i morti. Allo stesso modo Cristo scende nell’abisso del cuore peccatore e disperato, per svuotarlo dalla morte, restituendolo alla libertà della grazia e alla speranza della vita. Cristo, morto e risuscitato alla vita per sempre, ha devastato l’inferno in Dio. Ecco perché questa notte è santa, ecco perché in questa notte risuona l’alleluia pasquale, ecco perché questa è la notte in cui è opportuno celebrare il battesimo perché, devastando l’inferno, Cristo ci richiama alla vita. Ecco perché Gesù è il compimento del disegno salvifico di Dio dispiegato dal giorno della creazione fino al mattino di Pasqua, quando dalla tomba svuotata si è levato l’annuncio: «Non è qui, è risorto».

 

2. Chi cerchiamo?

 

E dunque, miei cari figlioli, «perché cercate fra i morti il vivente?». Questa domanda rivolta alle donne ci interpella sulla qualità della nostra ricerca di Cristo: chi cerchiamo? Colui che ha adempiuto le Scritture, o colui che risponde e corrisponde alle nostre attese? Le donne, pur con il loro affetto, vanno al sepolcro cercando solo un cadavere da ungere di profumi, imprigionando così Gesù nella morte. L’affetto e la devozione non bastano per riconoscere e incontrare il Cristo crocifisso e risorto. È necessario, come ci ha riferito l’evangelista Luca, ricordare le parole che Gesù aveva detto.

 

Le donne cercano un Gesù zittito, la Parola resa muta dalla morte. Devono, allora, fare memoria delle sue parole per incontrarLo veramente e sanno fare memoria, infatti  l’evangelista ci dice che le donne ricordarono le parole annunciate da Gesù circa i tre giorni della sua passione e della sua resurrezione e questa memoria trasforma le donne in apostole ed evangelizzatrici. Ed esse corrono e annunciano agli undici apostoli e agli altri il mistero vivente della tomba svuotata. Ma purtroppo, come le donne avevano zittito le parole di Gesù, non facendole emergere dalla loro memoria, così gli uomini non credono alle parole delle donne che vengono in tal modo private della credibilità della loro testimonianza. E questo, ieri come oggi, è un impoverimento e una menomazione della Chiesa, che deve imparare, ancora oggi e sempre di più, a vivere e respirare a due polmoni, quello maschile e quello femminile. Sono le donne che evangelizzano i primi vescovi e se le donne giunte al sepolcro erano rimaste nell’incertezza e nello smarrimento, Pietro - e così si è concluso il vangelo - rimane nello stupore senza riuscire a fare dello stupore la forza della fede.

 

Allora, miei cari figlioli, Pasqua è esplosione di gioia perché il nostro inferno è abitato da Dio, il nostro inferno è diventato il paradiso di Dio. Pasqua è fare memoria della parola di salvezza per risalire dagli inferi della paura, dello smarrimento e del non senso fino al paradiso della gioia che è in noi così come siamo. E questo paradiso di gioia chiede a noi di farsi racconto, annuncio, testimonianza. Pasqua è passare dalla devozione alla educazione, ad una fede capace di cantare l’alleluia della vita anche nella sofferenza, anche nelle tribolazioni, anche nelle interrogazioni. Perciò…

 

Pensa, mio caro Amico,

a quello straordinario Sognatore

di un mondo di pace e in pace,

di una famiglia umana senza violenza

animata da un orizzonte d’amore,

in cui terra e cielo si uniscono nel bacio d’eterna tenerezza,

che fa di ogni uomo e ogni donna lo specchio puro

nel quale Dio ama ritrovare Se stesso.

 

Pensa mio caro Amico,

che dal gemito del tuo santo venerdì,

germoglia questa notte il vagito di Pasqua,

che in te diviene un inno perenne di vita.

 

A te, che oggi sogni di pace…

ovunque sei con te Lui è,

perché Vivente per sempre è in te.

 

Buona Pasqua!